L'idea di Campus e Piazza civica
Nella suggestione proposta, la riqualificazione dell’area esterna si estende alle aree limitrofe, oltre all’area strettamente oggetto di concorso: il ridisegno complessivo di pavimentazioni e aree verdi definisce un’unica grande piastra urbana, che caratterizza e lega la zona del campus, su cui insistono i diversi servizi (il centro sportivo, l’auditorium, le scuole e gli spazi ricreativi etc.) in un centro civico unitario e riconoscibile. Non sono le barriere fisiche, ma la visibilità di spazi ampi e vissuti a garantire il presidio sicuro dell’area.
Il disegno irregolare a terra incrementa le superfici verdi e, integrando diversi tipi di pavimentazioni, tende a rompere le gerarchie dei flussi e dei passaggi, creando diverse soluzioni di permeabilità e attraversamento della piazza.
L’ingresso principale al complesso scolastico verrà realizzato in collegamento con il futuro parco urbano di via Frère Gilles, rafforzando l’asse completamente pedonale, che mira ad abbattere il fronte delimitato ed aprire la scuola alla città. Il progetto inoltre prevede, il recupero del passaggio pedonale verso l’area giochi esistente a sud-est e la riqualificazione del limite tra convitto e palestra, tramite aree verdi e arredo urbano. L’accesso da via 26 Febbraio invece, sarà utilizzato come accesso carrabile di servizio.
La scatola nella scatola
Il progetto per un nuovo convitto nell’edificio Dépendance del polo scolastico di Verrès propone un intervento netto sull’edificio storico, ma allo stesso tempo discreto nel rapporto con l’esterno: il guscio esterno viene mantenuto, ripulito e valorizzato. Al suo interno, fatta eccezione per il sistema distributivo storico fronte sud-est, la struttura viene svuotata per inserire una nuova scatola indipendente, in legno, che permette di rispondere alle moderne esigenze di un edificio sostenibile ed efficiente da un lato, di una funzione flessibile e innovativa dall’altro: un convitto all’avanguardia, dall’atmosfera accogliente e domestica, che si inserisce a pieno titolo come spazio di supporto alla didattica ed è, allo stesso tempo, in grado di adattarsi facilmente alle più recenti esigenze di distanziamento sociale.
Questa soluzione permette al contempo di valorizzare l’edificio Dépendance dell’ex cotonificio e di sfruttarne tutta l’altezza disponibile, modulando l’altezza interpiano della struttura interna su uno standard che permette, con uno scostamento quasi impercettibile dal piano strada, di raggiungere quattro piani invece dei tre proposti nel progetto preliminare, a favore di una maggiore metratura da destinarsi a spazi comuni flessibili e alla realizzazione di un’ intercapedine a cielo aperto tra esistente e nuovo.
Questo arretramento, di fondamentale importanza a livello progettuale, permette di risolvere con la massima libertà l’affaccio della nuova facciata continua verso l’esterno, risolvendo le esigenze di ventilazione e illuminazione naturale indipendentemente dalle bucature esterne dell’edificio storico. L’inserimento di piani grigliati garantisce l’afflusso di luce e aria restituendo ai ragazzi grandi terrazzi, spazi esterni privati e protetti che si configurano come vera e propria estensione delle camere a nord est e fondamentali collegamenti distributivi schermati lato scuola.
Una casa con giardino
Punto di riferimento per i ragazzi, il convitto è uno spazio inclusivo in cui in cui domina l’atmosfera domestica e informale: una casa in cui riscoprire la dimensione ludica dell’imparare e dello stare insieme. Il progetto è stato quindi guidato dalla volontà di realizzare un edificio accogliente, alla costante ricerca del dialogo tra interni ed esterni, con spazi ampi e flessibili, arricchendo così le ambizioni del futuro convitto, valorizzando i punti di forza del contesto storico esistente e leggendone le criticità, come spunto per immaginare soluzioni altre, inconsuete, per raggiungere gli obiettivi ed esaudire i desiderata dei futuri abitanti.
L’organizzazione sui quattro livelli del programma funzionale consente un’equilibrata distribuzione di spazi privati e spazi comuni per ogni piano e la gestione semplice e funzionale dei flussi con diversi livelli di privacy per i diversi utenti della struttura. Ad ogni livello si alternano infatti, con proporzioni diverse, un’area dedicata alle camere dei convittori e un ampio spazio condiviso che, oltre a risolvere la distribuzione interna al collegio, è dedicato alle attività cluster ridotti i piani, attraverso semplici pareti mobili divisorie.
La collocazione del blocco servizi di piano come spartiacque tra la zona est, più spiccatamente collettiva, e quella ovest, più intima, permette di calibrare lo spazio mettendolo a disposizione dei soli convittori, oppure dei semiconvittori in determinati momenti della giornata. Qui le stanze ben-essere raccolte presenti ad ogni piano interpretano il classico spazio calmo in un’ottica nuova, contraria alla segregazione, che vede l’esigenza di una dimensione protetta e accudente come un sentimento condivisibile da tutti, in momenti diversi, e non solo dai ragazzi con particolari difficoltà, cui sicuramente l’attenzione è dedicata.
Al piano terra l’atrio di ingresso diventa uno spazio arioso che valorizza la scala esistente e offre una zona lettura con sedute morbide e una piccola emeroteca. Da qui si accede allo spazio dedicato alla mensa, ripensato per essere flessibile e utilizzabile per attività diverse grazie agli arredi riconfigurabili e alla qualità spaziale: è un ambiente reso luminoso dall’ampia doppia altezza e caratterizzato da una forte dialogo con lo spazio esterno ricavato nell’intercapedine, utilizzabile come zona pranzo all’aperto.
Al primo piano ad affacciarsi sulla doppia altezza della mensa è un’estensione della zona pranzo, utilizzabile come ulteriore spazio ristoro flessibile o come area ricreativa a seconda delle esigenze.
Il vano scala esistente a est, mantenuto e valorizzato come da indicazioni della Soprintendenza, collega i primi due livelli con l’ultimo, mettendo così in relazione la mensa con il terrazzo: uno spazio vitale a disposizione dei ragazzi per svolgere attività di studio, ludiche o per ospitare eventi di varia natura. Qui arredi informali, vasi e piante arredano lo spazio; la gradonata trasversale suggerisce possibili utilizzi come spazio teatrale, oltre a risolvere la quota di chiusura del corpo scala.
In un’ottica attenta al superamento delle schematizzazioni eccessive e della differenza di genere, le zone maschili e femminili sono alternate sui diversi livelli: per entrambe le aree sono predisposte, su due piani, 11 camere doppie, 2 singole/assistenti e 2 singole/disabili; di queste ultime, una per ciascun piano, per un totale complessivo di 22 camere doppie e 8 singole. Se gli assistenti sono due, si immagina che siano collocati al piano primo e al piano secondo per garantire una presenza baricentrica, che si estende all’area di pertinenza sottostante e soprastante.
Un micro-cosmo da personalizzare
Tutte le camere sono affacciate a nord est, approfittando di frescura e luce diffusa. L’ingresso, antibagno e bagno, invece, sono rivolti verso gli spazi comuni, creando una barriera acustica e favorendo la privacy delle camere. Le camere doppie sono spazi semplici, caldi e accoglienti. La loro atmosfera minimale si presta alla personalizzazione attraverso il movimento degli arredi e l’utilizzo di tende e separatori acustici leggeri che permettono di organizzarle, all’occorrenza come due spazi individuali. Queste attenzioni, insieme alla costante presenza della relazione con gli spazi esterni, sono accorgimenti progettuali che mirano ad un alto livello di coinvolgimento nello spazio e aiutano, all’occorrenza a gestire esigenze mirate di maggior distanziamento e compartimentazione.